"Benvenuti al Corso Desideri Mediaset Premium, dove tutti i desideri si avverano! E voi, cosa desiderate?"
"Un Natale lungo tre mesi!"
"Vedere la mia squadra vincere la Champions!"
"Tantissimi film!"
"Arrivare alla fine del mese!"
Tutti si girano verso la persona che ha detto l'ultima frase. Egli si guarda intorno, poi scoppia a ridere.
"Dai, scherzavo. Anche a me interessa di più vedere Albinoleffe-Grosseto, che ce ne frega del lavoro?"
Tutti ridono.
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Pubblicità #3
Il cambio di bici
Alla fine è successo. Doveva succedere.
Ho dovuto lasciare a riposo forzato la mia vecchia e gloriosa bicicletta. Quella dei 10.000 km, per intenderci.
Ieri ho temuto il peggio, quando ho scoperto che il cerchione si era deformato a tal punto da rischiare di vedermi schizzare fuori dalla propria sede il copertone - con relativa camera d'aria - da un momento all'altro.
Così, ho dovuto fare quel cambio. A malincuore. Ho lasciato "La gloriosa" in cantina e ho ripreso l'altra, quella nera, quasi mai usata.
Ma "La gloriosa" è bastarda, e lo sa che nel momento del cambio mi sono sentito una merda, così me lo ha fatto pesare fin dal primo momento.
Innanzitutto, ha fatto in modo che trovassi subito scomoda la nuova arrivata. 3 km e avevo già mal di schiena. 2 viti talmente spanate da impedirmi di regolare l'altezza del manubrio (regolazione che mi sarebbe servita non poco). Così, arrivo a casa e mi dico "Adesso prendo tutti gli attrezzi che ho e provo lo stesso a girare quelle maledette viti."
Dopo mezzora abbondante, una delle due viti viene via. L'altra non demorde. In più comincia davvero a farmi male la schiena, per via della posizione che assumo per svitare. Allora mi dico "Bòn, stacchiamo l'intero pezzo dal manubrio e spostiamoci sul divano, e poi riproviamoci." Prendo la brugola e svito l'unica vite che tiene insieme tutto lo sterzo, il manubrio, la regolazione dello stesso.
Non l'avessi mai fatto.
Non faccio in tempo ad acchiappare il telaio che l'unica cosa che mi rimane in mano è il manubrio, mentre tutto il resto cade per terra. I millemila pezzi che formano la serie sterzo della bici cadono sul pavimento in ordine sparso, sporcando di grasso qualunque cosa con cui entrano in contatto. Il rumore sveglia probabilmente tutto il palazzo, il gatto arriva in salotto e comincia a giocare con i pezzi caduti.
Passo l'intera serata a cercare di capire dova vada ogni fottuto pezzo. Chiamo un mio amico che sa smontare e rimontare le bici ad occhi chiusi; fortunatamente abita a due passi da me. Gli chiedo aiuto. Dice che ha un impegno, ma "Tornerò tardi. Se a te va bene, vengo verso l'una."
L'una. Di notte.
La giornata finisce col sottoscritto che riaccompagna a casa l'amico alle 3 di notte. Sistemo casa e vado a letto che sono le 4 di notte.
Ho dovuto lasciare a riposo forzato la mia vecchia e gloriosa bicicletta. Quella dei 10.000 km, per intenderci.
Ieri ho temuto il peggio, quando ho scoperto che il cerchione si era deformato a tal punto da rischiare di vedermi schizzare fuori dalla propria sede il copertone - con relativa camera d'aria - da un momento all'altro.
Così, ho dovuto fare quel cambio. A malincuore. Ho lasciato "La gloriosa" in cantina e ho ripreso l'altra, quella nera, quasi mai usata.
Ma "La gloriosa" è bastarda, e lo sa che nel momento del cambio mi sono sentito una merda, così me lo ha fatto pesare fin dal primo momento.
Innanzitutto, ha fatto in modo che trovassi subito scomoda la nuova arrivata. 3 km e avevo già mal di schiena. 2 viti talmente spanate da impedirmi di regolare l'altezza del manubrio (regolazione che mi sarebbe servita non poco). Così, arrivo a casa e mi dico "Adesso prendo tutti gli attrezzi che ho e provo lo stesso a girare quelle maledette viti."
Dopo mezzora abbondante, una delle due viti viene via. L'altra non demorde. In più comincia davvero a farmi male la schiena, per via della posizione che assumo per svitare. Allora mi dico "Bòn, stacchiamo l'intero pezzo dal manubrio e spostiamoci sul divano, e poi riproviamoci." Prendo la brugola e svito l'unica vite che tiene insieme tutto lo sterzo, il manubrio, la regolazione dello stesso.
Non l'avessi mai fatto.
Non faccio in tempo ad acchiappare il telaio che l'unica cosa che mi rimane in mano è il manubrio, mentre tutto il resto cade per terra. I millemila pezzi che formano la serie sterzo della bici cadono sul pavimento in ordine sparso, sporcando di grasso qualunque cosa con cui entrano in contatto. Il rumore sveglia probabilmente tutto il palazzo, il gatto arriva in salotto e comincia a giocare con i pezzi caduti.
Passo l'intera serata a cercare di capire dova vada ogni fottuto pezzo. Chiamo un mio amico che sa smontare e rimontare le bici ad occhi chiusi; fortunatamente abita a due passi da me. Gli chiedo aiuto. Dice che ha un impegno, ma "Tornerò tardi. Se a te va bene, vengo verso l'una."
L'una. Di notte.
La giornata finisce col sottoscritto che riaccompagna a casa l'amico alle 3 di notte. Sistemo casa e vado a letto che sono le 4 di notte.
Nel buio della città silenziosa, si sente solo una compiaciuta risata malvagia: proviene da una cantina. Più precisamente da una vecchia bici. Gloriosa. E bastarda.
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Bicicletta e mobilità
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Milano, Italia
Avete mai provato a dire ad un ciclista come dovrebbe comportarsi?
Una bicicletta imborghesita dalla presenza delle luci. Per lei ormai è troppo tardi. |
È facile trovarsi tra ciclisti a parlare di cosa dovrebbero/non dovrebbero fare gli altri utenti della strada per la nostra sicurezza. E invariabilmente si finisce a parlare di come tutte le “categorie” diverse dalla nostra siano ottuse, refrattarie al cambiamento, di vedute tutt’altro che larghe. Ad esempio, la maggior parte dei ciclisti è convinta del fatto che nessun automobilista vorrebbe vedere abbassato il limite di velocità da 50 a 30 km/h., che tutti i motociclisti siano stronzi, che tutti i guidatori di un mezzo motorizzato (*coff coff* tra i quali sono compresi il 95% dei suddetti ciclisti *coff coff*) escano la mattina con l’intenzione di mettere sotto qualche dozzina di ciclisti.
Sto esagerando? Neanche tanto.
Ehi, ma ora che ci penso questo atteggiamento è un “fare di tutta l’erba un fascio” che di solito si addice agli automobilisti, non certo ai ciclisti, unici portatori della verità, infallibili messaggeri di pace la cui apertura mentale è estrema.
Già. Certo.
Avete mai provato ad andare in un gruppo di ciclisti e dire “Sapete, i ciclisti dovrebbero portare le lucine, di notte.”? No?
Beh, io l’ho fatto.
Le risposte sono state, nell’ordine:
- eh, ma i lampioni che ci stanno a fare;
- eh, ma i fari delle auto che ci stanno a fare;
- eh, ma sono gli altri che devono stare attenti;
- eh, ma basta con questo servilismo verso l’automobile;
- eh, ma i fari snaturano la bici;
- eh, adesso manca solo che andiamo in giro come alberi di Natale.
Poi ovviamente il tutto finisce in vacca, grazie ai soliti noti che postano foto di SUV - colpevoli di essere SUV – o battute sarcastiche perfettamente inutili ai fini del discorso.
Io non vorrei commentare queste risposte, ma mi vedo costretto a farlo.
Allora, ”l’accusa” non l’ho scritta perché non sapevo che cazzo fare. Semplicemente sono stufo di sentire automobilisti lamentarsi (giustamente) di come i ciclisti di notte non si rendano visibili; ed io sono più che convinto del fatto che più ciclisti sono visibili di notte, più gli automobilisti rallentano e diventano prudenti.
Questo vuol dire mettersi al servizio delle auto? Col cazzo.
Allora vuol dire imborghesire la bici? Col cazzo.
Le luci e il giubbottino catarifrangente sono ininfluenti ai fini della sicurezza dei ciclisti? Non credo proprio.
Il discorso su come certe cose possano snaturare l’idea stessa della bicicletta (discorso davvero molto interessante) poteva anche starci fino ad un certo punto. Sì, fino a quando si è voluto mettere sullo stesso piano – da una parte - due lucine da 3 € l’una e un giubbotto catarifrangente da 5 € e – dall’altra parte - l’obbligatorietà della targa, del casco o di un bollo da pagare.
Ma sapete quale è la cosa peggiore? Questa discussione è solo l’ennesima conferma di come il modo di ragionare di gran parte degli italiani sia esprimibile nella frase “Le regole cominciamo a farle rispettare agli altri.”
Lo stracazzo di concetto che non vuole entrare nella mente del popolo italiano. |
Non saranno certo questi (spiacevoli) episodi a togliermi la voglia di andare in bici; certo, è triste constatare che - gira e rigira - siamo sempre lì. Nessuno che pensa di rispettare le regole per primo, nessuno che riesce a fare un commento senza tirare in ballo le infrazioni che compiono gli automobilisti. E con questi modi di pensare non si va da nessuna parte, il popolo non matura.
Semplicemente, quando si esige rispetto prima lo si deve mostrare. Ed è per questo che andrei cauto con le critiche agli altri utenti della strada, quando noi per primi siamo refrattari alle regole.
Comunque, per farvi una vostra idea personale senza che il sottoscritto vi influenzi, eccovi la discussione completa. Tirate voi le somme.
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Bicicletta e mobilità
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Milano, Italia
10.000 KM
10.000 KM
Tutto iniziò alle superiori. All’epoca prendevo il tram 14 per andare a scuola. Era terribile: lo perdevo in continuazione, mi faceva incazzare, mi faceva iniziare male la giornata.
Allora cominciai a prendere il tram 2; a volte era decisamente meglio del 14, altre volte era decisamente peggio.
Infine presi l’autobus 50, che al mattino era un carro bestiame.
E allora dissi: “Perché non provare la bicicletta?”
La prima bicicletta mi durò davvero poco poiché, non essendo pratico neanche di come legare i velocipedi ai lampioni, mi venne rubata mentre ero a scuola. Non feci nemmeno in tempo ad affezionarmi a lei. Ma mi ero già affezionato ad un'altra cosa: il pedalare.
Così, lo stesso giorno del furto, mio padre mi accompagnò alla Decathlon di Corsico. E fu lì che ci incontrammo per la prima volta, tu ed io.
Da allora, quante emozioni.
Pedalando con te sono andato a scuola tutti i giorni, con il sole, la pioggia, la nebbia, il vento, la neve. E tutte le volte che il tempo non era clemente, e quindi arrivavo in classe fradicio e gocciolante, ripetevo la stessa battuta ai miei compagni, “Sì, in effetti sta piovendo un pochino”, e giù risate, e “Ma tu non sei normale a venire in bici con questo tempo”, “Sei un grande”, “Tu sei scemo” eccetera eccetera.
Poveri, non potevano sapere che gli sciocchi erano loro, a non usare la bici.
Con te sono andato a scuola il giorno della maturità, fregandomene dei parenti che dicevano “Per una volta non andare in bici, vai a scuola con i mezzi, che se no sudi per niente”.
Non hanno mai capito che andare in bici quel giorno ha significato smaltire la tensione, sgombrare la mente, focalizzarsi sui giusti pensieri. Ha significato uscire con un bel 90.
E il praticantato in uno studio tecnico? Siamo andati insieme in ufficio, con ogni clima, ogni temperatura, ogni giorno. E le fughe solitarie al catasto, la velocità che mi permettevi di avere nel consegnare pratiche su pratiche.
E poi l’esame di abilitazione alla professione di geometra. E andare ad assistere agli orali degli altri, prima del gran giorno, l’ennesimo esame della vita. E anche lì mi hai accompagnato, tutte le volte, con ogni clima. E con te sono diventato geometra. E poi certificatore energetico.
Ma prima di tutto questo, tu hai fatto da comparsa anche nella mia vita amorosa: la ragazza che amo, l’amore della mia vita, mi ha conosciuto per la prima volta mentre cavalcavo il tuo sellino. E da quando è iniziata la nostra splendida storia, hai accompagnato sia me sia lei per tre anniversari, in tre luoghi diversi, sempre pedalando. Ci hai fatto scoprire a passo d’uomo Sirmione, Lucca, Pisa, Rimini. Il Vittoriale di D'Annunzio, la Torre di Pisa, per citare alcune mete. Ci hai fatto arrivare in una spiaggia deserta a Marina di Vecchiano, e mi piace pensare che anche tu abbia potuto respirare l’aria del mare. Siamo scesi a 40 km/h dal Monte Titano, e come hai fatto a non smontarti pezzo per pezzo lo sai solo tu. Con te abbiamo visitato monumenti storici, scorci fantastici, vie sconosciute ai più. Ti abbiamo portato in treno, in automobile, in battello. E quante rose ha portato il tuo portapacchi…
Le tue ruote hanno solcato sia terre italiane, sia terre sanmarinesi.
Con te sono andato al Lago Maggiore, da solo e in compagnia, siamo andati a Pavia, sul Po, sul Ticino, sull’Adda, a Brescia, a Bolzano, sui Navigli di Milano.
Ah, Milano. E poi quando ho cominciato a fare il bike messenger sei diventata più che necessaria, e questa città me l’hai fatta letteralmente conoscere; con te mi sono divertito a scoprire vie e piazze sconosciute di Milano – vie, ovviamente, dove avrei portato successivamente la mia bella - ad ammirare ogni angolo di questa città apparentemente non bella e non affascinante, ma che in realtà sa offrire scorci fantastici.
E a Milano faccio e facevo sport. E quante volte mi hai accompagnato per andare alla Canottieri Olona, a canottaggio, e poi in palestra, e poi a pallavolo, dove entravi con me sotto al capannone e ti mettevo in un angolo, così potevi vedermi giocare. Certo, non deve essere stata una bella visione - dato il mio pessimo gioco – però eri lì. Come sempre.
E tutti i parenti, gli amici, i conoscenti che mi hai permesso di andare a trovare, rivedere, senza avere un mezzo a motore. Non mi serviva e non mi serve affatto; sono andato centinaia di volte a Rozzano, a Gratosoglio, dall’altra parte di Milano, sono andato dai nonni…e dal quarto piano ti guardavo, legata a quella staccionata, fedele, pronta a rivedermi. Oppure ti portavo direttamente dentro casa. E tutte le mattine, quando andavo al lavoro, in ufficio, al corso per diventare certificatore energetico, mia nonna si affacciava – sempre – e ci salutava…
E quando alcuni di questi parenti ci hanno lasciato, anche lì hai insistito per accompagnarmi sulle loro tombe, a piangerli, c’eri anche lì, già.
Ora ti guardo, sei lì sul balcone di questa casa al primo piano, perché col cavolo che ti lascio in strada, dopo tutte queste avventure passate insieme. Mai un grande viaggio, mai un lunghissimo tragitto, ma piccoli tragitti di tutti i giorni. La tua bellezza sta in questo, che in ogni gesto quotidiano sei sempre stata al mio fianco. E chissà se un giorno raggiungeremo insieme quel Capo Nord che tanto bramiamo…
Quanti milioni di pedalate ho fatto, quanti miliardi di gocce d’acqua abbiamo preso, quanta strada abbiamo percorso insieme.
Ed ogni volta che impugno il tuo manubrio mi viene in mente tutto questo.
Grazie, bici.
10.000 km
Tipica discussione all'italiana
La famigerata Critical Mass dei marmocchi
Un famoso giornale online, di cui non sveleremo il nome (diciamo solo che inizia con “i” e finisce con “lcorriere.it”), tradizionalmente avverso a tutto ciò che esprime l’alternativa possibile al traffico motorizzato (chissà come mai, forse perché il maggiore azionista del suddetto giornale è una casa automobilistica che inizia per “F” e finisce per “IAT"), per una volta nella vita ha la decenza di pubblicare un articolo che parla (piuttosto) bene della “Critical Mass dei marmocchi”.
Cosa è la “Critical Mass dei marmocchi”?
Prima bisogna spiegare brevemente cosa è la Critical Mass.
La Critical Mass è, per dirla in modo semplice, un gruppo di persone in bici che decide di incontrarsi in un posto e da lì girovagare per la città come se fosse un piccolo ciclo-corteo compatto. Lo scopo dell’iniziativa sarebbe quello di “riprendersi” la città, troppo spesso “vittima” delle automobili e del traffico. A differenza di cortei e manifestazioni, non si va in giro a gridare slogan. Banalmente si pedala, qualche volta si scampanella o si canta. Il problema, se vogliamo chiamarlo problema, è che questo gruppo compatto deve assolutamente rimanere tale perché, nel caso si frammentasse, nessuno – da fuori - ne coglierebbe il senso, la sua carica. Così, il gruppo “ignora” i semafori rossi, in nome della compattezza: nessuno si deve staccare dagli altri. Agli incroci, alcuni volenterosi ciclisti si mettono di traverso e spiegano sempre (sempre, ci tengo a dirlo) agli automobilisti – che avrebbero diritto di passare, in quanto hanno il verde del semaforo a favore – che si tratta di un paio di minuti, che è semplicemente un corteo di biciclette e che non ci si può fermare per i motivi di cui sopra. Il tutto col sorriso sulle labbra, ci tengo a precisare, anche perché l’intenzione non è quella di rompere i cabbasisi all’automobilista o di provocarlo.
Anche perché alle 23:00 si spera che non ci sia molta gente a cui rompere.
E già dopo questa breve descrizione potete benissimo immaginare come una cosa del genere possa essere accolta in un paese che non sia l’Italia, e poi come possa essere accolta in un paese come l’Italia.
Fatto?
Bene. Anzi, male. Ma non voglio parlare di questo, nel suddetto post.
Sta di fatto che la cosa, dopo più di 10 anni (sì, a Milano esiste dal 2002 e c’è gente che non lo sa ancora), comincia ad avere una certa risonanza e se ne parla anche tra le alte sfere, tanto che l’intera Critical Mass viene candidata all’Ambrogino d’Oro. Ognuno ha il suo pensiero al riguardo (sento già la gente che grida “ma è un premio borghese!”, “è una cagata pazzesca!”), ma il concetto è che il movimento comincia ad avere una certa visibilità.
Sull’onda di questo “successo”, un gruppo di mamme decide di scrivere alla Critical sul suo gruppo facebook.
Il motivo? Chiedere di accompagnare a scuola i propri pargoli. In bicicletta. Una piccola scorta di guardie del corpo ciclo-munite a difesa dei bambini, anch’essi in bicicletta – ovviamente - che porti in sicurezza gli infanti a dispetto dell’insostenibile traffico di Viale Monza. Il tragitto è brevissimo, e occupa 20 minuti della mattinata (20 minuti proprio esagerando con i tempi). Il piccolo bici-corteo dimostra, tra l’altro, di muoversi più velocemente delle automobili praticamente ferme nel traffico che loro stesse hanno creato lungo la via.
La cosa, a distanza di qualche settimana, comincia ad essere replicata in altre mattinate e in altre scuole, e si decide di darle un nome ufficiale: viene scelto “In bici a scuola” .
Fine della storia? No, fine del preambolo.
Il famoso giornale online, dicevamo, pubblica un articolo che parla della Critical Mass dei marmocchi . Il testo è breve, striminzito, non si sofferma a lungo sulla descrizione del traffico infernale che ogni mattina invade quella zona (e quando mai, poi le auto chi le compra?), ma c’è, ed è questo l’importante.
Ma il visitatore abituale del sito sa già che le maggiori perle di quel quotidiano online risiedono nei commenti dei lettori.
*Foto della Critical Mass dei marmocchi*
(Commenti sotto la foto che possono essere riassunti nel modo seguente:)
“Piuttosto che fare queste buffonate, perché invece di accompagnarli a scuola non insegnano loro il rispetto delle regole? Visto che i ciclisti sono indisciplinati...”
“Eh, esatto! Io nella foto vedo gente senza casco, luci e giubbottino catarifrangente! Che esempio danno ai bambini?”
E dopo questi commenti, che lascio a voi giudicare, IL COMMENTO, l’emblema stessa della discussione:
“Sì sì, bella iniziativa, però c’è da dire che di solito i ciclisti vanno sul marciapiede.”
E da qui, il delirio.
“l’altro giorno a momenti ne investo uno perché ha fatto una manovra improvvisa”
“e poi non rispettano il rosso”
“a volte vanno in strada anche quando accanto a loro c’è la ciclabile”
“vogliamo parlare di quando vanno contromano?”
“e di notte non mettono le lucine”
“e quelli che vanno in mezzo alla strada occupando la carreggiata?”
Ma ad un certo punto arriva IL PALADINO DELLE DUE RUOTE:
“Sì, ma che dire delle auto che parcheggiano in doppia fila?”
“gli automobilisti parcheggiano sulle piste ciclabili”
“corrono come dei matti”
“si mettono sulle strisce pedonali”
“girano senza mettere la freccia”
“gli automobilisti aprono la portiera senza prima guardare”
Vorrei dire una cosa. Tutto quello che è stato scritto è giusto. Ma in nome del cielo, cosa c’entra con l’articolo in sé? Nulla.
Cioè, l’articolo parla di una cosa oggettivamente bella che ha come soggetto le biciclette. Ma deve esserci sempre lui, l’AUTOMOBILISTA COGLIONE che deve elencare tutte le disavventure che gli sono capitate per colpa dei ciclisti. Controbilanciato ovviamente dal CICLISTA COGLIONE che deve elencare tutte le disavventure che gli sono capitate per colpa degli automobilisti. Ovviamente. E la gente che mette “like” come dei COGLIONI.
Tutti noi sappiamo che ci sono teste di cazzo in giro per le strade. E una testa di cazzo rimane tale a prescindere dal mezzo che guida (moto, auto, bici, tir, aereo, nave crociera). Ed è vero che tanti ciclisti fanno quelle cose, ed è vero che tanti automobilisti fanno quelle cose. Ma quando si parla di mobilità si devono trovare idee, si devono trovare spunti dalle situazioni, si deve imitare quanto di buono è stato fatto negli altri paesi.
Io non ho visto niente di tutto ciò. Non ho visto persone che elogiavano la “Critical Mass dei marmocchi” portando esempi di come la cosa viene gestita all’estero. Non ho visto persone che, tornando dall’Olanda, dalla Germania, dalla Svezia, riportavano esperienze di mobilità sostenibile. Non ho visto persone che dicevano “si potrebbe fare così e cosà, per questo problema”.
Ho visto solo una massa di idioti che insultava un’altra massa di idioti. Si insultavano tra di loro evidenziando le scorrettezze dell’altro. Ed erano delle scorrettezze commesse da entrambi gli schieramenti, che sembravano diverse solo perché era diverso il mezzo di trasporto utilizzato dai due eserciti.
Io non ho visto un dialogo costruttivo sui temi della mobilità, ho visto l’eterno tifo di tipo calcistico all’italiana del “noi” contro “voi”, del “fascista” contro il “comunista”, del “bianco” contro il “nero”.
La triste morale è: ogni discussione su qualsiasi tema vedrà divisi due schieramenti, ognuno dei quali riporterà i difetti dell’altro credendo di essere l’unico ad avere ragione, evitando a priori di non ragionare per categorie. Senza arrivare a nient’altro che elenchi di infrazioni vuoti di significato.
Perché “Io sono nel giusto, ma gli altri….”
Almeno, in Italia.
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A Top Gear vince una bicicletta. I tempi cambiano
Ho appena visto una puntata di Top Gear, più precisamente la 10x05 ("London Race – Car vs. Bike vs. Public Transport vs. Speedboat", qui potete vedere la puntata); lo spezzone più interessante della puntata - e di tutte o quasi le puntate, a mio parere - è quello dove si svolgono gare assurde tra mezzi assurdi e con modalità assurde.
Gare assurde e divertentissime, guardo le puntate solo per quello (perchè degli ospiti e delle supercar chissenefrega, alla fine).
Insomma, in questa puntata viene svolta una gara tra una bici, un'auto, un motoscafo e la metropolitana; questi mezzi di trasporto devono percorrere nel minor tempo possibile il centro cittadino di Londra e concludere il percorso all'aeroporto fuori città.
Intanto volevo dire che sono rimasto stupito dal fatto che Jeremy Clarkson non abbia vomitato mentre - spiegando la gara - pronunciava la parola "bicicletta". Vai Jeremy, sei tutti noi. Comunque, alla guida dell'auto è stato messo James May (il mio mito personale), sulla bici è stato messo Richard Hammond, sul motoscafo Jeremy e sulla metropolitana è salito Stig.
Per guidare l'auto è stato scelto James May per impedire di falsare il risultato finale, o almeno è quello che è stato detto dalla produzione. Infatti, per chi non lo sapesse, James è soprannominato dagli altri due conduttori Captain Slow ("capitan lento"), pseudonimo dovuto al suo stile di guida "tranquillo". Tranquillo rispetto a quello degli altri due, si intende.
Diciamo che mettere Jeremy sull'auto sarebbe stato molto peggio, con la sua aggressività veicolata attraverso le ruote di un Suv la gara sarebbe finita con almeno una decina di pedoni e ciclisti investiti.
Comunque, tutto 'sto pappardone per dire che, pochi minuti dopo la partenza, sono rimasto colpito dalle parole di James, il quale ha detto:
"Parliamoci chiaro, non vieterei la vendita di quest'auto, non sono mica un comunista. Ma non capisco come si possa desiderare un carro simile. È larga quasi due metri, non passa da nessuna parte, e una portiera è larga quanto una moto. Come si può essere contenti a guidare una cosa simile nel traffico metropolitano?"
Mi è quasi scesa una lacrimuccia: lo sapevo che James era il migliore. Per la prima volta la dichiarazione di un presentatore di Top Gear rispecchiava il mio pensiero (ok, a volte penso - a volte - che simili auto dovrebbero essere bandite, ma io vivo in un mio mondo personale dove le persone scelgono le loro cose in base al buon senso e non per essere notate. Un mondo dove, vigendo appunto il buon senso, non sono necessarie leggi opprimenti e comuniste. Ma questa è un'altra storia, o un altro post). È stato un momento bellissimo. Poi vabbè, immagino che nel fuori onda James sia stato massacrato di botte da Jeremy, per aver detto queste cose. Ma sono cose che succedono.
Morale: sapete alla fine chi ha vinto? La bicicletta.
What?
E sapete alla fine chi è arrivato ultimo? L'automobile, dopo la metropolitana.
15 minuti dopo la bicicletta.
Credo che la faccia delusa di Jeremy sia la cosa più bella che abbia visto negli ultimi tempi.
Condannato. Che dire?
Nella foto, un giornalista del TG1 intervista gente che passava di lì per caso davanti al tribunale
LA NOTIZIA: I giudici di Milano hanno condannato a 7 anni Silvio Berlusconi nell'ambito del processo Ruby. Il leader del Pdl è stato giudicato colpevole di entrambi i reati contestati: concussione per costrizione e prostituzione minorile. Il leader Pdl è stato inoltre interdetto a vita dai pubblici uffici.
Abbiamo mandato sul posto il nostro inviato Bucky, un soriano di 30 chili, che a differenza dei suoi colleghi giornalisti televisivi non è stato castrato. Bucky rivolgerà agli intervistati una serie di domande o di ragionamenti, anche se purtroppo non potrà ricevere alcuna risposta in quanto gli umani non percepiscono la frequenza del linguaggio dei gatti. Eh vabbè, capita.
Bucky: Sì, eccomi qua, davanti al tribunale di Milano, città notoriamente popolata da comunisti.
Ah ah ah.
Ecco, i miei colleghi (sic) stanno intervistando alcuni politici appena usciti dal tribunale. Ehi, ma sono i soliti lacchè e ministri-facce-da-culo visti solo qualche miliardata di volte! Oh, ma possibile che tra tutti i parlamentari del PdL scelgano sempre questi, per farsi vedere in tele? Boh, magari questa volta diranno qualcosa di diverso rispetto al solito. Certo.
"Mavalà" Ghedini: «La condanna di Silvio Berlusconi a sette anni di carcere per il caso Ruby è fuori da ogni logica. Addirittura i giudici sono andati al di là delle richieste dei pm. Lo diciamo da tre anni che qua, a Milano, questo processo non si poteva fare»
Bucky: Eh insomma, capisco che volevate farlo a Porta a Porta, col televoto! Cattivi giudici comunisti stalinisti-toghe rosse cacca pupù!
Angelino Alfano: «Ho appena chiamato il presidente Silvio Berlusconi per manifestargli la più profonda amarezza e l'immenso dolore di tutto il Popolo della libertà, per una sentenza contraria al comune senso di giustizia, al buon senso e peggiore di ogni peggiore aspettativa. L'ho invitato, a nome del nostro movimento politico, a tenere duro e ad andare avanti a difesa dei valori, degli ideali e dei programmi che milioni di italiani hanno visto incarnati in lui.»
Bucky: Ehilà, cricetone! Tralasciando il fatto che i milioni di italiani che seguono i valori e gli ideali di Berlusconi dovrebbero essere incarcerati o per lo meno morire male, mi fa piacere che il Popolo della libertà vigilata ora sia un movimento politico e non più un partito (uhm, mi ricorda qualcosa...) e perchè non aggiungere al discorso E che Dio lo benedica? No, perchè mancava solo quello, eh. Comunque non disperi, il suo idolo terrà duro. Grazie al Viagra.
Daniela Santanchè: «La giustizia e il Governo sono cose diverse, se il Governo fa le cose che servono il nostro sostegno è senza se e senza ma; è una sentenza politica ma il governo non c’entra niente. E’ uno schifo, una vergogna. Oggi la giustizia non è di casa. Sono voluta venire qui perché io che sono sempre dalla parte delle donne volevo vedere le tre donne che hanno giudicato il presidente Berlusconi. Sono rimasta troppo male, usare le donne, da parte di donne per una sentenza politica. Voglio vederli in faccia, questi giudici!»
Bucky: Eccola qui, l'aspettavo con trepidazione! Sì sa che dove si sparano cazzate prima o poi spunta anche lei. Intanto volevo far notare che mettere vicino nella stessa frase "essere dalla parte delle donne" e "Berlusconi" è un ossimoro. Bene, dicevo, i giudici invece vorrebbero vedere in faccia lei, però sono impossibilitati dalla plastica che ormai avvolge completamente la faccia suddetta. Comunque mi congratulo con lei per aver finalmente capito che magistratura e governo sono due cose diverse, e in quanto tali devono essere separate. E...sì, anche io sono rimasto troppo male, usare una pseudo-povera pseudo-prostituta pseudo-minorenne pseudo-nipote di un dittatore per far vedere quanto è grande il cuore di Silvio...che vergogna! E lo rivendico con orgoooglioh!
Cicchitto, "passione mai finita": «E’ evidente che così la pacificazione salta, ma non è nostra responsabilità né dell’attuale governo. Quella di oggi è una sentenza da Tribunale Speciale che mette in evidenza l’esistenza di un’operazione in corso a Milano volta non solo a criminalizzare Berlusconi ma anche, se possibile, a buttare per aria il quadro politico esistente. Personalmente rimango convinto che bisogna rispondere con la responsabilità all’irresponsabilità di un nucleo di magistrati politicizzati e di tutto l’apparato mediatico-finanziario editoriale che li sostiene. E’ in atto il tentativo di affermare in Italia una piena inciviltà giuiridica e una conseguente anomalia politica e istituzionale.»
Bucky: Sì, hai altre minchiate da dire o la finiamo qui? E quel tuo "così la pacificazione salta" suona come una minaccia. O come la frase di un bambino dispettoso che va all'asilo.
Bucky: Ma grazie al cielo non si sono fatte attendere neanche le dichiarazioni del PD, principale avversario che ha sempre combattuto Berlusconi per almeno 5 minuti negli ultimi vent'anni; dichiarazioni che mal celano la gioia della dirigenza del partito:
«Il Partito Democratico prende atto della sentenza pronunciata dai giudici della quarta sezione del Tribunale penale di Milano nei confronti di Silvio Berlusconi. Come sempre, il Pd esprime rispetto per le decisioni, di qualunque segno siano, che la magistratura prende nella propria autonomia.»
Bucky: Su su, dai, tanto non va in galera, tranquilli. Che poi, leggo sul televideo:
"Tra oggi e domani il presidente del consiglio, Letta, avrà un giro di consultazioni con i leader della maggioranza. Questa sera vedrà Monti, domani mattina Epifani e domani sera Berlusconi. Al centro dei colloqui, le prossime misure e scadenze del governo, in vista anche del consiglio Ue." Leggasi "nuove maniere di salvare il culo al nano".
Quindi non preoccupatevi, dai che il vostro Letta risolve tutto. Ma poi di cosa dovreste preoccuparvi, visto che non siete nemmeno sicuri di votare Sì per l'ineleggibilità di Berlusconi? Tranzolli, dai.
Bucky: Ma prima di andarme, concludo con una domanda: perchè per una volta, invece di intervistare le solite facce da culo che campano e permangono nelle nostre bacate menti grazie al TG1 & Co. , non si intervistano altre persone? Tipo, chessò, la gente comune? O chi, all'esterno del tribunale, esulta per la condanna? Tutti coglioni, quelli? Ma poi, davvero ci frega qualcosa dei processi di un (ex-) premier mentre non riusciamo ad arrivare a fine mese? Davvero ci cambierà la vita vedere in televisione per n-settimane politici di una parte e politici di un'altra parte che tiferanno pro o contro per queste cose? Davvero pensiamo di risolvere i problemi dell'Italia in questo modo?
A te la linea, il mio servizio finisce qui. Miao.
Ubicazione:
Tribunale di Milano, Italia
Il signor Quattropassi e l'alter ego signor Millemiglia
"Già nel 1950 Walt Disney raccontava la dura realtà degli automobilisti. Il simpatico Pippo alias ‘Sig. Quattropassi’ non appena entra nella sua automobile si trasforma nel terribile, indemoniato ‘Sig. Millemiglia’. Una volta al volante diventa prepotente, fanatico. Convinto che la strada sia solo sua travolge e sbraita contro pedoni e automobilisti, litiga per un parcheggio, fa a gara per chi parte prima al semaforo. Sembra incredibile che questo cartoon sia vecchio di 63 anni perchè la realtà sembra esattamente quella di oggi."
Personalmente, ritengo che il pezzo più divertente sia quello al minuto 3:31, dove si vede l'ultimo signore a scendere dall'autobus (sorridente, non essendo per nulla stressato dall'utilizzo dell'automobile) salutare con un cordialissimo "Buongiorno!" l'incazzosissimo signor Millemiglia.
Tra l'altro è un video par condicio che mostra anche un irriverente bambinetto in sella al suo monopattino di legno (precursore dei folli velocisti in bici che a breve saliranno sul marciapiede, dato il minor spazio disponibile in strada e - perchè no - il pavè cittadino. Analisi puramente milanese, eh.)
E che dire della frase "Sicuro che è mia, la strada. Il mantenimento lo pago io con le tasse! E se pago, faccio quello che mi pare!" , copiata e presa a modello da migliaia di automobilisti odierni?
Fantastico, un cartone animato veramente lungimirante.
È incredibile davvero come in più di 60 anni il nostro "istinto", il nostro comportamento in strada non sia cambiato di una virgola.
Etichette:
Bicicletta e mobilità
Ubicazione:
Milano, Italia
Pubblicità #2
"La vera soddisfazione è sapere che potresti farlo"
Ma non lo farai mai.
PiRLA di saggezza quotidiana #3
Non tutti quelli che hanno una faccia da pirla guidano un SUV.
Però, tutti quelli che guidano un SUV hanno una faccia da pirla.
Però, tutti quelli che guidano un SUV hanno una faccia da pirla.
Etichette:
PiRLA di saggezza del giorno
Ubicazione:
Milano, Italia
E voi dove siete?
Etichette:
Bicicletta e mobilità
Ubicazione:
Milano, Italia
Pubblicità #1
"Sei il classico italiano medio e pur faticando ad arrivare alla fine del mese vuoi comprare il terzo cellulare e apparire figo anzichè completamente fumato? Compra subito il bellerrimo AI-FON 6! Perchè? Ma come perchè? Ma guarda, è pieno di lucine colorate! Cazzo se è figo! Non vedi tutte queste applicazioni inutili ma che danno un senso alla tua vita così vuota da poter essere riempita da 'ste puttanate? Abbi un po' di stile! Vantati con gli amici! Fai vedere come spendi i soldi! Alienati dal mondo esterno continuando a cliccare uno schermo touch con le tue dita adipose! Gesti elementari, anche un bambino - o un primitivo - potrebbe usarlo! Perchè avere qualcosa della EPPOL è figo! Ci sono persone che hanno cellulari da 35 € che funzionano da Dio, ma sono dei poveracci! Non hanno le lucine! Fai la fila di fronte al negozio per ore e accaparrati anche tu il nuovo AI-FON 6 a soli millemila euri!"
"Sei uno sfigato che vuole provare a rimorchiare quella figa inarrivabile seduta in fondo nel bar ma l'unica cosa che sai dire di fronte a lei è AGHlghjAGGHfT? Sei una finta moralista e con la scusa della fede non la dai a nessuno - anche se la fai intravedere parecchie volte - ma vorresti finalmente abbandonarti al piacere carnale trovando poi una giustificazione? Non pensateci su due volte e correte a bere il nuovo superalcolico XXXALCOOLPUROXXX! Uomo, ubriacati e con la tua simpatia conquista finalmente quella figa inarrivabile! Donna, ubriacati e donati a due negroni in bagno, poi dai la colpa alle amiche che ti hanno fatto bere! Perchè fingere continuamente di essere se stessi quando con solo 15€ a centilitro puoi essere quello che hai sempre sognato di essere?"
Subito per te, condizionatore, stereo, lettore mp3 e DVD, navigatore, scaldavivande, e altre cose inutili che non ci hai chiesto ma che ti metteremo comunque per venderti un'auto con lo stesso motore delle auto di 105 anni fa a 5 volte il suo reale prezzo! Passa finalmente ore e ore di divertimento chiuso nel tuo abitacolo metallico, mentre aspetti in coda di fare 300 metri! E con le nuove ruote da 30 pollici da 2000 € ciascuna divertiti a sbriciolare asfalto, panettoni di cemento e marciapiedi, dimostra finalmente la tua maschia essenza!
Sì, ok, ti costerà un po' tra Area C, parcheggi, multe, processi per aver investito decine di pedoni e ciclisti, ma cazzo le donne si butteranno su di te come le api sul miele!"
*attenzione: tali strade potrebbero non esistere
"Non ti lavi da due settimane e credi che il segreto per nascondere il fetore di morte che emani sia riempirti di profumo? Hai ragione! Guarda qui che roba, ecco un vero profumo! Perchè usare l'acqua o un comune deodorante quando puoi spendere 200 € per una confezione di profumo di uno che si chiama Ermenegildo Zegna? Come fai a non fidarti di uno che ha un nome simile, corri a comprarlo!"
"Sei una donna assolutamente normale riempita di complessi da una società del cazzo? Prova anche tu queste barrette fatte di cereali ugualissimi a quelli che metti nel latte ma appiccicati tutti assieme ammmerda! Diventerai il ritratto dell'isteria cercando di morire di fame per raggiungere ideali distorti seguendo una dieta che rompe il cazzo a tutti e poi ti sentirai una merda mentre tutti mangiano e se ne fregano dei tuoi complessi inutili!"
(quest'ultima è una citazione di una cara amica)
PiRLA di saggezza quotidiana #2
Un automobilista che si lamenta del traffico è come Mussolini che si lamenta della presenza dei fascisti.
PiRLA di saggezza quotidiana #1
Alcuni credono che l'uomo sia intrinsecamente buono.
Altri credono che l'uomo sia intrinsecamente cattivo.
Io credo che l'uomo sia intrinsecamente scemo. Scemo forte.
Altri credono che l'uomo sia intrinsecamente cattivo.
Io credo che l'uomo sia intrinsecamente scemo. Scemo forte.
Basta, mollo tutto e parto
Martedì 18 ottobre 2011
Basta, mollo tutto e parto.
Chi non ha mai pensato o detto queste parole? Indubbiamente dirle rende figo, ti permette di apparire un po' filosofo, ma difficilmente una persona le pronuncia perchè ha deciso davvero di fare tabula rasa nella sua vita.
Ecco, personalmente sono arrivato nella fase di confine tra il voler apparire filosofo e il cercare i mezzi materiali per fare qualcosa che possa resettare la mia esistenza. E non vedo l'ora di poter fare quel passo in più. Io desidero ardentemente di dirlo:
Basta, mollo tutto e parto.
Non senti quanto suona bene? Non è una frase meravigliosa? Come puoi non pronunciarla in ogni momento della giornata?
Là fuori, là bisogna andare. Fuori dalla porta di casa c'è un mondo di merda che conosci benissimo (anzi, meglio di me), ma tu devi guardare quell'altro mondo. Quel mondo fatto di piccole cose, quel mondo dove una giornata può apparirti più piacevole unicamente per due cavolate che ti riportano il sorriso.
Quel mondo che ti pare fantastico quando il sole tramonta sul Naviglio Grande. Quel mondo che, semplicemente, ti può sorprendere ogni giorno. Non è questo mondo, quello che conosci, quello della routine, quello della monotonia tra casa e ufficio. Tu puoi viaggiare.
Sant'Agostino diceva che "il mondo è un libro, e chi non viaggia ne legge solo la prima pagina."
Niente ora mi appare più vero di quella frase. Che sia andare a Capo Nord in bicicletta, girare l'angolo in largo Brasilia e vederlo deserto, o ammirare piazza del Duomo sotto un diluvio universale, ogni mezzo è lecito per scrollarsi addosso ogni preoccupazione, avere una valvola di sfogo per questa vita di affanni. Per raggiungere quel mondo.
In poche parole, per ESSERE LIBERI.
Basta, mollo tutto e parto.
Ma prima o poi ritorno.
...E ti prendono in giro, se continui a cercare!
Ma non darti per vinto, perchè
chi ci ha già rinunciato
e ti ride alle spalle
forse è ancora più pazzo di te...
Basta, mollo tutto e parto.
Chi non ha mai pensato o detto queste parole? Indubbiamente dirle rende figo, ti permette di apparire un po' filosofo, ma difficilmente una persona le pronuncia perchè ha deciso davvero di fare tabula rasa nella sua vita.
Ecco, personalmente sono arrivato nella fase di confine tra il voler apparire filosofo e il cercare i mezzi materiali per fare qualcosa che possa resettare la mia esistenza. E non vedo l'ora di poter fare quel passo in più. Io desidero ardentemente di dirlo:
Basta, mollo tutto e parto.
Non senti quanto suona bene? Non è una frase meravigliosa? Come puoi non pronunciarla in ogni momento della giornata?
Là fuori, là bisogna andare. Fuori dalla porta di casa c'è un mondo di merda che conosci benissimo (anzi, meglio di me), ma tu devi guardare quell'altro mondo. Quel mondo fatto di piccole cose, quel mondo dove una giornata può apparirti più piacevole unicamente per due cavolate che ti riportano il sorriso.
Quel mondo che ti pare fantastico quando il sole tramonta sul Naviglio Grande. Quel mondo che, semplicemente, ti può sorprendere ogni giorno. Non è questo mondo, quello che conosci, quello della routine, quello della monotonia tra casa e ufficio. Tu puoi viaggiare.
Sant'Agostino diceva che "il mondo è un libro, e chi non viaggia ne legge solo la prima pagina."
Niente ora mi appare più vero di quella frase. Che sia andare a Capo Nord in bicicletta, girare l'angolo in largo Brasilia e vederlo deserto, o ammirare piazza del Duomo sotto un diluvio universale, ogni mezzo è lecito per scrollarsi addosso ogni preoccupazione, avere una valvola di sfogo per questa vita di affanni. Per raggiungere quel mondo.
In poche parole, per ESSERE LIBERI.
Basta, mollo tutto e parto.
Ma prima o poi ritorno.
...E ti prendono in giro, se continui a cercare!
Ma non darti per vinto, perchè
chi ci ha già rinunciato
e ti ride alle spalle
forse è ancora più pazzo di te...
Risveglio a Milano - parte sesta
Giovedì 23 giugno 2011
7:55 A.M.
Da un pò di tempo mi sveglio più tardi. Forse perchè vado a letto all'una di notte...quindi continuo a non dormire per niente.
Zanzare e caldo, che rottura.
Il Micio dorme beato sotto il mobile. Ma non ha caldo?
Oggi il meteo segnala addirittura temporali, il cielo non è nuvoloso ma nemmeno così sereno. Guardo fuori dalla finestra sperando in un pò di nubi, di ombra, di vento, di cicloni, di cataclismi insomma.
Prepariamo i vestiti per la pioggia, và.
Colazione, vestiti, borse per la bicicletta.
Stasera festa di fine anno all'oratorio. Ma non potrò andarci direttamente dopo il lavoro, sto male solo a pensare quanto sarò sudato a quell'ora.
Effettivamente è successo. A volte non ho voglia di andare in bici con il caldo, per nulla. Non si potrebbe avere un inverno perenne? Non posso continuare a consumare minimo due magliette al giorno!
Vabbè vabbè, ormai lo sapete, sono in ritardo.
Oggi è una giornata da noia a palate.
Sembra una vita fa, quando pedalavo velocemente per arrivare in ufficio e scaldarmi. Solo alzarsi e viaggiare verso il centro era un piacere.
E ora? Penso solo a chi mi fa fare tutto questo. Odio questo clima.
Sarebbe una favola avere un turno di lavoro compreso tra le dieci di sera e le 9 del mattino, di questi tempi.
Guardare fuori e vedere una città di luce...
Ormai la fontanella all’uscita della Galleria è la mia quotidiana salvezza, tappa obbligata di ogni mattina.
Mi fermo. Quanti turisti! E poi dicono che Milano è brutta...certo, sarebbe bello vedere anche qualche italiano godersi tutta questa arte, questa bellezza, questa città sospesa tra il vecchio e il nuovo.
Quanti pensieri.
Però il cielo è di quei colori che tanto amo, quella atmosfera un pò cupa da ambiente selvaggio. Improvvisamente mi sento in un deserto, sono solo, le macchine passano solo due metri più in là ma sono lontanissime. La piazza è contemporaneamente piena e deserta.
Forse questa estraneazione dalla realtà è un qualcosa che si avvicina al karma. Naaa, lasciamo stare. Poi "karma" ha la erre, che palle.
Fantastico, sono impazzito. E' l'estate.
Salgo in ufficio con la convinzione che sia meglio prendersi una polmonite sotto un diluvio universale che affrontare anche solo un mese di caldo. E poi alla tele dicono "finalmente è arrivata la bella stagione". Uao. Ma andate tutti a quel paese.
Bah, prenderò un caffè.
7:55 A.M.
Da un pò di tempo mi sveglio più tardi. Forse perchè vado a letto all'una di notte...quindi continuo a non dormire per niente.
Zanzare e caldo, che rottura.
Il Micio dorme beato sotto il mobile. Ma non ha caldo?
Oggi il meteo segnala addirittura temporali, il cielo non è nuvoloso ma nemmeno così sereno. Guardo fuori dalla finestra sperando in un pò di nubi, di ombra, di vento, di cicloni, di cataclismi insomma.
Prepariamo i vestiti per la pioggia, và.
Colazione, vestiti, borse per la bicicletta.
Stasera festa di fine anno all'oratorio. Ma non potrò andarci direttamente dopo il lavoro, sto male solo a pensare quanto sarò sudato a quell'ora.
Effettivamente è successo. A volte non ho voglia di andare in bici con il caldo, per nulla. Non si potrebbe avere un inverno perenne? Non posso continuare a consumare minimo due magliette al giorno!
Vabbè vabbè, ormai lo sapete, sono in ritardo.
Oggi è una giornata da noia a palate.
Sembra una vita fa, quando pedalavo velocemente per arrivare in ufficio e scaldarmi. Solo alzarsi e viaggiare verso il centro era un piacere.
E ora? Penso solo a chi mi fa fare tutto questo. Odio questo clima.
Sarebbe una favola avere un turno di lavoro compreso tra le dieci di sera e le 9 del mattino, di questi tempi.
Guardare fuori e vedere una città di luce...
Ormai la fontanella all’uscita della Galleria è la mia quotidiana salvezza, tappa obbligata di ogni mattina.
Mi fermo. Quanti turisti! E poi dicono che Milano è brutta...certo, sarebbe bello vedere anche qualche italiano godersi tutta questa arte, questa bellezza, questa città sospesa tra il vecchio e il nuovo.
Quanti pensieri.
Però il cielo è di quei colori che tanto amo, quella atmosfera un pò cupa da ambiente selvaggio. Improvvisamente mi sento in un deserto, sono solo, le macchine passano solo due metri più in là ma sono lontanissime. La piazza è contemporaneamente piena e deserta.
Forse questa estraneazione dalla realtà è un qualcosa che si avvicina al karma. Naaa, lasciamo stare. Poi "karma" ha la erre, che palle.
Fantastico, sono impazzito. E' l'estate.
Salgo in ufficio con la convinzione che sia meglio prendersi una polmonite sotto un diluvio universale che affrontare anche solo un mese di caldo. E poi alla tele dicono "finalmente è arrivata la bella stagione". Uao. Ma andate tutti a quel paese.
Bah, prenderò un caffè.
Risveglio a Milano - parte quinta
Mercoledì 16 marzo 2011
7:10 A.M.
Che nottata…compaiono già le prime zanzare.
Il Micio dorme beato sul divano. Almeno lui ha dormito bene.
Guardo fuori dalla finestra cercando con lo sguardo la pioggia prevista, ma ci sono solo alcuni nubi. Vabbè, indosso comunque i pantaloni antivento.
Colazione, vestiti, zaino.
Stasera mi toccherà andare da mia nonna a mangiare, compie gli anni. Mi sembra preferibile uscire nudo fuori casa e prendermi un malanno.
Attacco il fanalino e parto.
Anche stamattina si pedala che è una meraviglia.
Entro in Galleria e alzo gli occhi alla cupola, decorata da lucine che richiamano il tricolore italiano. Che splendore, vorrei aspettare fino a sera fermo lì per vedere meglio quelle luci.
All’uscita mi fermo. Poi faccio un sospiro e vado sotto l’acqua. Mi sento stupido, sto bevendo dalla fontanella in pose assurde per colpa dello zaino, ma se semplicemente alzassi la testa e aprissi la bocca sarebbe lo stesso, berrei comunque.
Quanti pensieri.
Guardo la Scala, e le mando un bacio. Sembra che sia fatta apposta per essere bagnata dalla pioggia, sembra che assuma i colori del cielo carico di nubi. Non l’avessi mai pensato, il cielo la mette alla prova e riversa improvvisamente su me e lei tonnellate d’acqua.
Ora sì, che piove.
Fantastico.
Forse sarà l’ultimo acquazzone della stagione…
Corro, corro, corro.
Quanto ti amo, pioggia.
7:10 A.M.
Che nottata…compaiono già le prime zanzare.
Il Micio dorme beato sul divano. Almeno lui ha dormito bene.
Guardo fuori dalla finestra cercando con lo sguardo la pioggia prevista, ma ci sono solo alcuni nubi. Vabbè, indosso comunque i pantaloni antivento.
Colazione, vestiti, zaino.
Stasera mi toccherà andare da mia nonna a mangiare, compie gli anni. Mi sembra preferibile uscire nudo fuori casa e prendermi un malanno.
Attacco il fanalino e parto.
Anche stamattina si pedala che è una meraviglia.
Entro in Galleria e alzo gli occhi alla cupola, decorata da lucine che richiamano il tricolore italiano. Che splendore, vorrei aspettare fino a sera fermo lì per vedere meglio quelle luci.
All’uscita mi fermo. Poi faccio un sospiro e vado sotto l’acqua. Mi sento stupido, sto bevendo dalla fontanella in pose assurde per colpa dello zaino, ma se semplicemente alzassi la testa e aprissi la bocca sarebbe lo stesso, berrei comunque.
Quanti pensieri.
Guardo la Scala, e le mando un bacio. Sembra che sia fatta apposta per essere bagnata dalla pioggia, sembra che assuma i colori del cielo carico di nubi. Non l’avessi mai pensato, il cielo la mette alla prova e riversa improvvisamente su me e lei tonnellate d’acqua.
Ora sì, che piove.
Fantastico.
Forse sarà l’ultimo acquazzone della stagione…
Corro, corro, corro.
Quanto ti amo, pioggia.
Risveglio a Milano - parte quarta
Martedì 15 marzo 2011
7:10 A.M.
Da quando abbiamo ridato al Micio i vecchi croccantini, lui se ne sta tranquillo nell’angolino, come a dire “ora sono in pace con il mondo, grazie!” e ci lascia dormire.
Guardo fuori dalla finestra. Piove. Osservo per interminabili minuti le gocce che cadono nelle pozzanghere già formatesi sotto casa mia, formando tantissimi cerchi concentrici fulminei.
Colazione, vestiti, zaino.
Stamattina mi sento veramente gasato al massimo. Più piove e più mi sento carico.
Penso che Milano sia la città più bella del mondo, specialmente quando piove. L’acqua che cade dal cielo fa risaltare l’imponenza degli edifici neoclassici e, per qualche momento, zittisce gli tormentati spostamenti cittadini.
Stamattina si pedala che è una meraviglia, non mi accorgo nemmeno del pavé. Il Duomo si erge dalla piazza, riesce sempre ad attirare l’attenzione.
Meravigliosa costruzione…
Entro in Galleria e vedo negli angoli dell’ottagono centrale delle gigantografie delle prime pagine del Corriere della Sera riportanti le date chiave dell’Italia: Milano libera dai nazifascisti, È nata la Repubblica Italiana, e così via. Starei per ore ad ammirare quelle pagine, mi rendono orgoglioso della mia italianità.
All’uscita mi fermo un attimo sotto la pioggia. Avrei voglia di immobilizzarmi in mezzo alla piazza, davanti alla Scala, stare lì in eterno, dare voce a tutti i pensieri che mi affollano la testa, sdraiarmi per terra e bagnarmi fino ad ammalarmi, mi sento invincibile.
Purtroppo già comincio a puzzare di cane bagnato, il giubbotto pesa il doppio di quando l’ho indossato, e devo muovermi.
È tutto bellissimo.
Una mattinata triste per una tristissima notte appena trascorsa in mezzo a mille incubi di morte e di amici che se ne vanno per sempre. Mi dispiace, ma io non mi sono mai sentito così vivo come in questo momento. Alzo lo sguardo al cielo e mi viene da sorridere. Col magone, ma sorrido.
Mi fai ridere e piangere allo stesso momento, maledizione a te.
Quanto ti amo, pioggia.
7:10 A.M.
Da quando abbiamo ridato al Micio i vecchi croccantini, lui se ne sta tranquillo nell’angolino, come a dire “ora sono in pace con il mondo, grazie!” e ci lascia dormire.
Guardo fuori dalla finestra. Piove. Osservo per interminabili minuti le gocce che cadono nelle pozzanghere già formatesi sotto casa mia, formando tantissimi cerchi concentrici fulminei.
Colazione, vestiti, zaino.
Stamattina mi sento veramente gasato al massimo. Più piove e più mi sento carico.
Penso che Milano sia la città più bella del mondo, specialmente quando piove. L’acqua che cade dal cielo fa risaltare l’imponenza degli edifici neoclassici e, per qualche momento, zittisce gli tormentati spostamenti cittadini.
Stamattina si pedala che è una meraviglia, non mi accorgo nemmeno del pavé. Il Duomo si erge dalla piazza, riesce sempre ad attirare l’attenzione.
Meravigliosa costruzione…
Entro in Galleria e vedo negli angoli dell’ottagono centrale delle gigantografie delle prime pagine del Corriere della Sera riportanti le date chiave dell’Italia: Milano libera dai nazifascisti, È nata la Repubblica Italiana, e così via. Starei per ore ad ammirare quelle pagine, mi rendono orgoglioso della mia italianità.
All’uscita mi fermo un attimo sotto la pioggia. Avrei voglia di immobilizzarmi in mezzo alla piazza, davanti alla Scala, stare lì in eterno, dare voce a tutti i pensieri che mi affollano la testa, sdraiarmi per terra e bagnarmi fino ad ammalarmi, mi sento invincibile.
Purtroppo già comincio a puzzare di cane bagnato, il giubbotto pesa il doppio di quando l’ho indossato, e devo muovermi.
È tutto bellissimo.
Una mattinata triste per una tristissima notte appena trascorsa in mezzo a mille incubi di morte e di amici che se ne vanno per sempre. Mi dispiace, ma io non mi sono mai sentito così vivo come in questo momento. Alzo lo sguardo al cielo e mi viene da sorridere. Col magone, ma sorrido.
Mi fai ridere e piangere allo stesso momento, maledizione a te.
Quanto ti amo, pioggia.
Risveglio a Milano - parte terza
Giovedì 10 marzo 2011
7:10 A.M.
Bravo Micio, stavolta mi hai lasciato dormire libero dai tuoi miagolii!
Incredibilmente mi alzo prima del solito. Una bella doccia è quello che ci vuole.
Ovviamente perdo una vita in bagno, in modo da essere in ritardo comunque.
Meno male che c’è la bici.
Colazione, vestiti, zaino.
Ma per caso stanotte ho oltrepassato, senza saperlo, il circolo polare artico? Da dove viene tutta questa luce? Mi sveglio con l’impressione che il sole non sia mai tramontato.
Traffico. Traffico. Traffico. Però è più scorrevole del solito.
Ma…sto indossando il berretto? Non serve, e allora, con un gesto di ribellione, quasi lo strappo dalla mia testa.
Ah, ora sì, che sono libero. Ed è come se mi innalzassi al di sopra di tutto e di tutti, come se volassi sopra il traffico, sopra il Duomo, sopra Milano.
Quand’ecco la Galleria. Le formiche umane continuano imperterrite il loro cammino verso la luce alla fine del tunnel. All’uscita mi fermo un attimo a soffiarmi il naso, come un pellegrino giunto alla fine del suo cammino che si commuove.
Il sole splende sopra la città. È un sole che mi piace, è sopportabile, non abbaglia e non riscalda troppo.
Un ciclista mi passa accanto con una mascherina che ricorda le maschere anti-gas indossate dai soldati della Grande Guerra. Il panorama intorno a me comincia a cambiare, le case diventano cumuli di macerie e piovono bombe. Ma la Centrale, con la sua imponenza, mi rassicura: Milano non sarà conquistata dagli austriaci che ho visto in Galleria. O forse erano poliziotti milanesi?
Mattinata splendida.
Lego la mia bici. Mi viene da pensare a come sarà stasera.
Sopraggiunge il capo con lo scooter. È ora di salire in ufficio.
7:10 A.M.
Bravo Micio, stavolta mi hai lasciato dormire libero dai tuoi miagolii!
Incredibilmente mi alzo prima del solito. Una bella doccia è quello che ci vuole.
Ovviamente perdo una vita in bagno, in modo da essere in ritardo comunque.
Meno male che c’è la bici.
Colazione, vestiti, zaino.
Ma per caso stanotte ho oltrepassato, senza saperlo, il circolo polare artico? Da dove viene tutta questa luce? Mi sveglio con l’impressione che il sole non sia mai tramontato.
Traffico. Traffico. Traffico. Però è più scorrevole del solito.
Ma…sto indossando il berretto? Non serve, e allora, con un gesto di ribellione, quasi lo strappo dalla mia testa.
Ah, ora sì, che sono libero. Ed è come se mi innalzassi al di sopra di tutto e di tutti, come se volassi sopra il traffico, sopra il Duomo, sopra Milano.
Quand’ecco la Galleria. Le formiche umane continuano imperterrite il loro cammino verso la luce alla fine del tunnel. All’uscita mi fermo un attimo a soffiarmi il naso, come un pellegrino giunto alla fine del suo cammino che si commuove.
Il sole splende sopra la città. È un sole che mi piace, è sopportabile, non abbaglia e non riscalda troppo.
Un ciclista mi passa accanto con una mascherina che ricorda le maschere anti-gas indossate dai soldati della Grande Guerra. Il panorama intorno a me comincia a cambiare, le case diventano cumuli di macerie e piovono bombe. Ma la Centrale, con la sua imponenza, mi rassicura: Milano non sarà conquistata dagli austriaci che ho visto in Galleria. O forse erano poliziotti milanesi?
Mattinata splendida.
Lego la mia bici. Mi viene da pensare a come sarà stasera.
Sopraggiunge il capo con lo scooter. È ora di salire in ufficio.
Risveglio a Milano - parte seconda
Lunedì 7 marzo 2011
7:10 A.M.
Micio, basta miagolare... mi sembra di avertelo già detto.
Giuro a me stesso, ancora una volta, “ora mi alzo”.
Ovviamente mi rimetto giù per poi risvegliarmi appena in tempo per non arrivare in ritardo.
Meno male che c’è la bici.
Colazione, vestiti, zaino.
L’aria fredda sulla faccia non è così polare come preannunciato dai telegiornali catastrofisti, si sta quasi bene.
Traffico. Traffico. Traffico. Per alcuni tratti è quasi piacevole non indossare il berretto. L’aria fredda del Nord Europa sveglia dal torpore, ma mi costringe al doppio della fatica quando si tratta di pedalare.
Anche questa volta il cielo tende al grigio sopra la città. È di un colore stupendo.
Peccato che debba ringraziare in gran parte lo smog delle auto.
La mattina, dopo tanto tempo, non mi è apparsa come un miscuglio di colori tendente al rosso, il rosso delle auto e dei semafori, mi è sembrata una mattina strana.
Una mattina in cui si riesce a varcare, con lo sguardo, lo spazio ed il tempo. Oggi, che sono in ritardo, paradossalmente faccio più caso agli edifici che mi circondano sulla strada.
Che meraviglia passare per il centro di Milano.
Ecco, appaiono in piazza Cavour uomini con abiti ottocenteschi, in lunghe vesti nere con cappelli a cilindro, passano carrozze a cavalli tra le pozze formatesi nel pavé, si intravede anche qualche velocipede.
Ed ecco il Catasto. Che atmosfera surreale, opprimente.
Là, nell’angolo, si balza in avanti nel tempo di cinquanta anni. Si vedono uomini in camicia nera che gridano DVCE DVCE DVCE sotto la pesante cupola di vetrocemento.
E là fuori, fuori da quel tunnel spazio-temporale, il Pirellone mi guarda stupito. Sembra dire “ora sono io a dominare la città, smettila di ignorarmi”.
Ma io non ti ignoro, Pirellone. Solo che ero in un’epoca dove tu non c’eri ancora.
Bah, mattinata senza senso.
Il lampione mi aspetta pazientemente, e accetta di essere circondato dalla catena della mia bici. Mi viene da pensare a quante cose possa vedere un lampione, da quell’altezza.
Credo sia ora di prendere un caffè.
7:10 A.M.
Micio, basta miagolare... mi sembra di avertelo già detto.
Giuro a me stesso, ancora una volta, “ora mi alzo”.
Ovviamente mi rimetto giù per poi risvegliarmi appena in tempo per non arrivare in ritardo.
Meno male che c’è la bici.
Colazione, vestiti, zaino.
L’aria fredda sulla faccia non è così polare come preannunciato dai telegiornali catastrofisti, si sta quasi bene.
Traffico. Traffico. Traffico. Per alcuni tratti è quasi piacevole non indossare il berretto. L’aria fredda del Nord Europa sveglia dal torpore, ma mi costringe al doppio della fatica quando si tratta di pedalare.
Anche questa volta il cielo tende al grigio sopra la città. È di un colore stupendo.
Peccato che debba ringraziare in gran parte lo smog delle auto.
La mattina, dopo tanto tempo, non mi è apparsa come un miscuglio di colori tendente al rosso, il rosso delle auto e dei semafori, mi è sembrata una mattina strana.
Una mattina in cui si riesce a varcare, con lo sguardo, lo spazio ed il tempo. Oggi, che sono in ritardo, paradossalmente faccio più caso agli edifici che mi circondano sulla strada.
Che meraviglia passare per il centro di Milano.
Ecco, appaiono in piazza Cavour uomini con abiti ottocenteschi, in lunghe vesti nere con cappelli a cilindro, passano carrozze a cavalli tra le pozze formatesi nel pavé, si intravede anche qualche velocipede.
Ed ecco il Catasto. Che atmosfera surreale, opprimente.
Là, nell’angolo, si balza in avanti nel tempo di cinquanta anni. Si vedono uomini in camicia nera che gridano DVCE DVCE DVCE sotto la pesante cupola di vetrocemento.
E là fuori, fuori da quel tunnel spazio-temporale, il Pirellone mi guarda stupito. Sembra dire “ora sono io a dominare la città, smettila di ignorarmi”.
Ma io non ti ignoro, Pirellone. Solo che ero in un’epoca dove tu non c’eri ancora.
Bah, mattinata senza senso.
Il lampione mi aspetta pazientemente, e accetta di essere circondato dalla catena della mia bici. Mi viene da pensare a quante cose possa vedere un lampione, da quell’altezza.
Credo sia ora di prendere un caffè.
Risveglio a Milano
Venerdì 4 marzo 2011
7:10 A.M.
Micio, basta miagolare...
Giuro, ora mi alzo.
Colazione, vestiti, zaino.
L’aria fredda sulla faccia mi ricorda che sto prendendo la bici sul balcone.
Traffico. Traffico. Traffico. E geni che si dispongono affiancati su strade larghe sì e no 3 metri.
La mattina, attraverso le lenti degli occhiali, è un miscuglio di colori tendente al rosso, il rosso delle auto e dei semafori. E’ ancora troppo presto, il fischietto dei vigili in piazza Napoli risuona nella testa come un lontano ronzio, una cosa estranea. Meglio aspettare il momento giusto per proseguire dritto e lasciare la fila di veicoli alla propria sinistra.
Il cielo è grigio sopra Milano. Una fila di brulicanti esseri umani che viaggia all’unisono sotto la volta opaca della Galleria…il mondo appare sotto una luce distopica, quasi orwelliana, dove si impersona la parte degli automi. Già immagino tutti gli abitanti di Milano sfilare sotto la Stazione Centrale, il Duomo, il Pirellone, tutti gli edifici imponenti, immagino metropolitane che vomitano persone ad ogni secondo, auto che si spostano.
Si esce dalla galleria schiacciati dall’aria torbida, che preme per portare sulle formiche umane nuvole cariche di una lieve pioggia invernale. Il freddo è pungente, e la bicicletta cigola come se avesse freddo. Ah, come vorrei che quel freddo fosse imputabile a ben altro, e non all’inverno di Milano.
Il pensiero vola, supera via Torino, supera Milano, supera le Alpi, supera l’Italia per arrivare là, dove il GPS segna 71°10′21″ N , quel Capo Nord che tanto bramo.
Ah, già, il semaforo è rosso, tanto per cambiare. Sono a Milano, non in Norvegia, non passano le renne per strada, la gente è maleducata, l’aria che si respira non è esattamente definibile come salubre e il rumore che si sente non proviene certamente dal mare che si infrange sui fiordi. O, per meglio dire, proviene da un mare di auto. Mi viene da pensare che sono in una città dove non c’è mai spazio per le biciclette, ma ce n’è tantissimo per le auto.
Bah, schifo di società consumistica. Ma ora basta, è ora di legare la bici al lampione e di salire in ufficio.
7:10 A.M.
Micio, basta miagolare...
Giuro, ora mi alzo.
Colazione, vestiti, zaino.
L’aria fredda sulla faccia mi ricorda che sto prendendo la bici sul balcone.
Traffico. Traffico. Traffico. E geni che si dispongono affiancati su strade larghe sì e no 3 metri.
La mattina, attraverso le lenti degli occhiali, è un miscuglio di colori tendente al rosso, il rosso delle auto e dei semafori. E’ ancora troppo presto, il fischietto dei vigili in piazza Napoli risuona nella testa come un lontano ronzio, una cosa estranea. Meglio aspettare il momento giusto per proseguire dritto e lasciare la fila di veicoli alla propria sinistra.
Il cielo è grigio sopra Milano. Una fila di brulicanti esseri umani che viaggia all’unisono sotto la volta opaca della Galleria…il mondo appare sotto una luce distopica, quasi orwelliana, dove si impersona la parte degli automi. Già immagino tutti gli abitanti di Milano sfilare sotto la Stazione Centrale, il Duomo, il Pirellone, tutti gli edifici imponenti, immagino metropolitane che vomitano persone ad ogni secondo, auto che si spostano.
Si esce dalla galleria schiacciati dall’aria torbida, che preme per portare sulle formiche umane nuvole cariche di una lieve pioggia invernale. Il freddo è pungente, e la bicicletta cigola come se avesse freddo. Ah, come vorrei che quel freddo fosse imputabile a ben altro, e non all’inverno di Milano.
Il pensiero vola, supera via Torino, supera Milano, supera le Alpi, supera l’Italia per arrivare là, dove il GPS segna 71°10′21″ N , quel Capo Nord che tanto bramo.
Ah, già, il semaforo è rosso, tanto per cambiare. Sono a Milano, non in Norvegia, non passano le renne per strada, la gente è maleducata, l’aria che si respira non è esattamente definibile come salubre e il rumore che si sente non proviene certamente dal mare che si infrange sui fiordi. O, per meglio dire, proviene da un mare di auto. Mi viene da pensare che sono in una città dove non c’è mai spazio per le biciclette, ma ce n’è tantissimo per le auto.
Bah, schifo di società consumistica. Ma ora basta, è ora di legare la bici al lampione e di salire in ufficio.
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