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10.000 KM
10.000 KM
Tutto iniziò alle superiori. All’epoca prendevo il tram 14 per andare a scuola. Era terribile: lo perdevo in continuazione, mi faceva incazzare, mi faceva iniziare male la giornata.
Allora cominciai a prendere il tram 2; a volte era decisamente meglio del 14, altre volte era decisamente peggio.
Infine presi l’autobus 50, che al mattino era un carro bestiame.
E allora dissi: “Perché non provare la bicicletta?”
La prima bicicletta mi durò davvero poco poiché, non essendo pratico neanche di come legare i velocipedi ai lampioni, mi venne rubata mentre ero a scuola. Non feci nemmeno in tempo ad affezionarmi a lei. Ma mi ero già affezionato ad un'altra cosa: il pedalare.
Così, lo stesso giorno del furto, mio padre mi accompagnò alla Decathlon di Corsico. E fu lì che ci incontrammo per la prima volta, tu ed io.
Da allora, quante emozioni.
Pedalando con te sono andato a scuola tutti i giorni, con il sole, la pioggia, la nebbia, il vento, la neve. E tutte le volte che il tempo non era clemente, e quindi arrivavo in classe fradicio e gocciolante, ripetevo la stessa battuta ai miei compagni, “Sì, in effetti sta piovendo un pochino”, e giù risate, e “Ma tu non sei normale a venire in bici con questo tempo”, “Sei un grande”, “Tu sei scemo” eccetera eccetera.
Poveri, non potevano sapere che gli sciocchi erano loro, a non usare la bici.
Con te sono andato a scuola il giorno della maturità, fregandomene dei parenti che dicevano “Per una volta non andare in bici, vai a scuola con i mezzi, che se no sudi per niente”.
Non hanno mai capito che andare in bici quel giorno ha significato smaltire la tensione, sgombrare la mente, focalizzarsi sui giusti pensieri. Ha significato uscire con un bel 90.
E il praticantato in uno studio tecnico? Siamo andati insieme in ufficio, con ogni clima, ogni temperatura, ogni giorno. E le fughe solitarie al catasto, la velocità che mi permettevi di avere nel consegnare pratiche su pratiche.
E poi l’esame di abilitazione alla professione di geometra. E andare ad assistere agli orali degli altri, prima del gran giorno, l’ennesimo esame della vita. E anche lì mi hai accompagnato, tutte le volte, con ogni clima. E con te sono diventato geometra. E poi certificatore energetico.
Ma prima di tutto questo, tu hai fatto da comparsa anche nella mia vita amorosa: la ragazza che amo, l’amore della mia vita, mi ha conosciuto per la prima volta mentre cavalcavo il tuo sellino. E da quando è iniziata la nostra splendida storia, hai accompagnato sia me sia lei per tre anniversari, in tre luoghi diversi, sempre pedalando. Ci hai fatto scoprire a passo d’uomo Sirmione, Lucca, Pisa, Rimini. Il Vittoriale di D'Annunzio, la Torre di Pisa, per citare alcune mete. Ci hai fatto arrivare in una spiaggia deserta a Marina di Vecchiano, e mi piace pensare che anche tu abbia potuto respirare l’aria del mare. Siamo scesi a 40 km/h dal Monte Titano, e come hai fatto a non smontarti pezzo per pezzo lo sai solo tu. Con te abbiamo visitato monumenti storici, scorci fantastici, vie sconosciute ai più. Ti abbiamo portato in treno, in automobile, in battello. E quante rose ha portato il tuo portapacchi…
Le tue ruote hanno solcato sia terre italiane, sia terre sanmarinesi.
Con te sono andato al Lago Maggiore, da solo e in compagnia, siamo andati a Pavia, sul Po, sul Ticino, sull’Adda, a Brescia, a Bolzano, sui Navigli di Milano.
Ah, Milano. E poi quando ho cominciato a fare il bike messenger sei diventata più che necessaria, e questa città me l’hai fatta letteralmente conoscere; con te mi sono divertito a scoprire vie e piazze sconosciute di Milano – vie, ovviamente, dove avrei portato successivamente la mia bella - ad ammirare ogni angolo di questa città apparentemente non bella e non affascinante, ma che in realtà sa offrire scorci fantastici.
E a Milano faccio e facevo sport. E quante volte mi hai accompagnato per andare alla Canottieri Olona, a canottaggio, e poi in palestra, e poi a pallavolo, dove entravi con me sotto al capannone e ti mettevo in un angolo, così potevi vedermi giocare. Certo, non deve essere stata una bella visione - dato il mio pessimo gioco – però eri lì. Come sempre.
E tutti i parenti, gli amici, i conoscenti che mi hai permesso di andare a trovare, rivedere, senza avere un mezzo a motore. Non mi serviva e non mi serve affatto; sono andato centinaia di volte a Rozzano, a Gratosoglio, dall’altra parte di Milano, sono andato dai nonni…e dal quarto piano ti guardavo, legata a quella staccionata, fedele, pronta a rivedermi. Oppure ti portavo direttamente dentro casa. E tutte le mattine, quando andavo al lavoro, in ufficio, al corso per diventare certificatore energetico, mia nonna si affacciava – sempre – e ci salutava…
E quando alcuni di questi parenti ci hanno lasciato, anche lì hai insistito per accompagnarmi sulle loro tombe, a piangerli, c’eri anche lì, già.
Ora ti guardo, sei lì sul balcone di questa casa al primo piano, perché col cavolo che ti lascio in strada, dopo tutte queste avventure passate insieme. Mai un grande viaggio, mai un lunghissimo tragitto, ma piccoli tragitti di tutti i giorni. La tua bellezza sta in questo, che in ogni gesto quotidiano sei sempre stata al mio fianco. E chissà se un giorno raggiungeremo insieme quel Capo Nord che tanto bramiamo…
Quanti milioni di pedalate ho fatto, quanti miliardi di gocce d’acqua abbiamo preso, quanta strada abbiamo percorso insieme.
Ed ogni volta che impugno il tuo manubrio mi viene in mente tutto questo.
Grazie, bici.
10.000 km
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